Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto.Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Padre G. Perico – Sant’Agostino
Ascolta e medita ...NON ABBIATE PAURA DI ESSERE GIOVANI
Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri
che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore! Si
dice qualche volta che la società ha paura di questi potenti desideri dei
giovani e che voi stessi ne avete paura. Non abbiate paura! Quando io
guardo a voi, giovani, sento una grande gratitudine e speranza. Il futuro
a lungo termine nel prossimo secolo sta nelle vostre mani. Il futuro
di pace sta nei vostri cuori. [...] Dovete essere persone con una profonda
fiducia nell’uomo ed una profonda fiducia nella grandezza della
vocazione umana.
GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale della pace
***
NON ABBIATE PAURA DELLA VERITÀ!
Alcuni di voi possono esser tentati di rifuggire dalle responsabilità:
negli illusori mondi dell’alcool e della droga, nelle fugaci relazioni sessuali
senza impegno per il matrimonio e la famiglia, nell’indifferenza,
nel cinismo e perfino nella violenza. State in guardia contro l’inganno
di un mondo che vuole sfruttare o far deviare la vostra energica e potente
ricerca della felicità e del senso della vita. Ma non evitate la ricerca
delle risposte vere alle domande che vi stanno di fronte. Non abbiate
paura!
GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale della Pace
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NON ABBIATE PAURA DI ANNUNCIARE IL VANGELO!
Non abbiate paura di andare per le strade e nei luoghi pubblici, come i
primi Apostoli che hanno predicato Cristo e la Buona Novella della salvezza
nelle piazze della città, dei centri e dei villaggi. Non è tempo di
vergognarsi del Vangelo. È tempo di predicarlo dai tetti. Non abbiate
paura di rompere con i comodi e abituali modi di vivere, al fine di raccogliere
la sfida di far conoscere Cristo nella moderna “metropoli”.
Dovete essere voi ad andare “ai crocicchi delle strade” e a invitare tutti
quelli che incontrate al banchetto che Dio ha apparecchiato per il suo
popolo. [...] Cristo ha bisogno di operai pronti a lavorare nella sua
vigna. Giovani cattolici del mondo, non deludetelo. Nelle vostre mani,
portate la Croce di Cristo. Sulle vostre labbra le parole di Vita. Nei
vostri cuori la garanzia salvifica del Signore.
GIOVANNI PAOLO II, Omelia a Denver – 15 Agosto 1993
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NON ABBIATE PAURA DI ESSERE SANTI!
Perseverate con fermezza accanto a Cristo, perché lui rimanga in voi!
Non permettete che nei vostri cuori si spenga la luce della santità! Non
abbiate paura di aspirare alla santità! Non abbiate paura di essere santi!
Del secolo che volge al suo termine e del nuovo millennio fate un’era
di uomini santi!
GIOVANNI PAOLO II, Omelia per la canonizzazione della Beata Kinga – 16 giugno 1999
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NON ABBIATE PAURA DI RISPONDERE ALLA VOSTRA VOCAZIONE!
Non abbiate paura di ritornare incessantemente a Cristo, fonte della
Vita! [...] Manifestando la sua fiducia, Gesù volge a voi il suo sguardo
e vi invita a fare della vostra esistenza qualcosa di buono, facendo fruttificare
i talenti che vi ha affidato, per il servizio alla Chiesa e ai vostri
fratelli, come pure per l’edificazione di una società più solidale, più
giusta e più pacifica. Cristo vi invita a riporre la vostra speranza in lui
e a seguirlo sulla via del matrimonio, del sacerdozio o della vita consacrata.
Nel silenzio del vostro cuore, non abbiate paura di ascoltare il
Signore che vi parla!
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Rouen – 14 Aprile 2000
Gesù Dice a ognuno di voi: “Vieni e seguimi”! Non abbiate
paura a rispondere a questa chiamata, perché Egli è la vostra forza.
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Terra santa – 24 Marzo 2000
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NON ABBIATE PAURA DEL FUTURO!
In Cristo voi potete credere nel futuro, anche se non potete distinguerne
i contorni. Voi potete affidarvi al Signore del futuro, e superare così
il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito ed al
prezzo da pagare. Ai discepoli sgomenti sulla via di Emmaus il Signore
disse: «Non era necessario che il Cristo sopportasse queste sofferenze
per entrare nella sua gloria?». Il Signore rivolge queste stesse parole a
ciascuno di noi. Per questo, non abbiate paura di impegnare le vostre
vite nella pace e nella giustizia, perché voi sapete che il Signore è con
voi in tutte le vostre vie.
GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale della Pace
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NON ABBIATE PAURA DELLA SOFFERENZA E DELLA MORTE!
Poiché la croce di Cristo è il segno d’amore e di salvezza, non deve sorprenderci
che ogni amore autentico richiede sacrificio. Non abbiate
paura allora quando l’amore è esigente. Non abbiate paura quando
l’amore richiede sacrificio. Non abbiate paura della croce di Cristo. La
croce è l’Albero della Vita. È sorgente di ogni gioia e di ogni pace. Era
l’unico modo per Gesù di arrivare alla risurrezione e al trionfo. È l’unico
modo per noi di partecipare alla sua vita, ora e sempre.
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Auckland – 22 novembre 1986
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NON ABBIATE PAURA DI PROCLAMARE IL VANGELO
Certamente il messaggio che la Croce comunica non è facile da comprendere
nella nostra epoca, in cui il benessere materiale e le comodità
sono proposti e ricercati come valori prioritari. Ma voi, cari giovani,
non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della
Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!
GIOVANNI PAOLO II, Omelia – 4 Aprile 2004
Signore,
noi abbiamo ancora le mani insanguinate
dalle ultime guerre mondiali,
così che non ancora tutti i popoli
hanno potuto stringere fraternamente tra loro.
Signore,
noi siamo oggi tanto armati come non lo siamo mai stati nei secoli prima d’ora
e siamo così carichi di strumenti micidiali
da poter in un istante incendiare la terra
e distruggere forse anche l’umanità.
Signore,
noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali
sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri e tutte rivolte ad uccidere
e a sterminare gli uomini nostri fratelli.
Così abbiamo stabilito l’equilibrio crudele dell’economia di tante nazioni potenti
sul mercato delle armi alle nazioni povere,
prive di aratri di scuole e di ospedali.
Signore,
noi abbiamo lasciato che rinascessero in noi
le ideologie che rendono nemici gli uomini tra loro, il fanatismo rivoluzionario, l’odio di classe, l’orgoglio nazionalista, esplosione razziale, l’emulazione tribale, gli egoismi commerciali, gli individualismi gaudenti e indifferenti verso i bisogni altrui.
Signore,
noi ogni giorno aspettiamo ancora
angosciati e impotenti
le notizie di guerre accese nel mondo.
Signore,
guarda ai nostri sforzi inadeguati ma sinceri
per la pace nel mondo.
(Paolo VI)
(da una scritta su muro a Shishu Bhavan, la casa dei bambini di Calcutta fondata da Madre Teresa)
Non vivere su questa terra come un estraneo
o come un turista nella natura.
Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare
ma prima di tutto credi all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca
dell'astro che si spegne
dell'animale ferito che rantola
ma prima di tutto
senti la tristezza e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
I'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l'uomo!
Nazim Hikmet
ultima lettera al figlio
Sogniamo una Chiesa che cammina.
Da Gerusalemme verso la periferia.
Sogniamo una Chiesa che si ferma,
davanti all'uomo ferito.
Non chiede da dove vieni, a che religione appartieni, cosa pensi.
Si ferma semplicemente.
Sogniamo una Chiesa che non si lascia sedurre dalla paura.
Sta con i piccoli senza pretendere che siano perfetti.
Sogniamo una Chiesa che non si vergogna dell'uomo.
Lo abbraccia anche se è contaminato.
Sogniamo una Chiesa che non usa violenza.
Nelle parole, dure come le pietre.
Negli sguardi che sfuggono i volti.
Nei piedi che marciano con i più forti.
Sogniamo una Chiesa meno prudente.
Come lo fu il suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che non giudica.
Non condanna.
Non opprime.
Sogniamo una Chiesa che impari dai piccoli.
Senza paura di piangere.
E di ridere.
Di morire.
E di risorgere.
Sogniamo una Chiesa meno sicura.
Più fragile.
Come lo fu il suo Maestro.
Più umana come lui.
Sogniamo una Chiesa di Chiese.
Dove nessuno sia primo.
Dove nessuno sia ultimo.
Semplicemente discepola del suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che grida,
quando l'uomo grida.
Che danza quando l'uomo danza.
Che partorisce quando la donna partorisce.
Che muore quando la donna muore.
Sogniamo una Chiesa che non si difende.
Ma che difende i piccoli.
Sogniamo una Chiesa che perdona.
Che canti i salmi nella notte.
Che tenga le porte aperte delle proprie cattedrali.
Sogniamo una Chiesa che sogna, Il sogno del suo Maestro.
Che chiama nella notte come un bambino.
Perché vuole che quel sogno continui.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese
Amen.
La poesia‐epitaffio che ha dedicato a se stessa
Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c'è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un'epigrafe d'erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.
Benedetti quelli che mi guardano con simpatia
Benedetti quelli che comprendono il mio
camminare stanco
Benedetti quelli che parlano a voce alta
per minimizzare la mia sordità
Benedetti quelli che stringono con calore
le mie mani tremanti
Benedetti quelli che si interessano
della mia lontana giovinezza
Benedetti quelli che si ricordano
della mia solitudine
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare
i miei discorsi già tante volte ripetuti
Benedetti quelli che comprendono
il mio bisogno d'affetto
Benedetti quelli che mi regalano
frammenti del loro tempo
Benedetti quelli che mi sono vicini
nella sofferenza
Benedetti quelli che rallegrano
gli ultimi giorni della mia vita
Beati quelli che mi saranno vicini
nel momento del passaggio. Quando entrerò nella vita eterna
mi ricorderò di loro al cospetto del Signore Gesù.
O Dio, nostro Padre, amante della vita,
donami la grazia di una perenne giovinezza dello Spirito,
per restare sempre sereno,anche nei momenti più difficili.
Ti chiedo il dono dell'amicizia:
le persone care che mi hai donato e mi hai fatto incontrare,
sappiano rimanermi vicine.
Ti chiedo che il cammino della mia anima verso l'immortalità
non sia barcollante come quello del mio corpo.
Aiutami a saper comprendere, più che giudicare
a saper apprezzare, più che condannare,
ad essere per gli altri un modello, più che un consigliere.
Aiutami a non prendermi troppo sul serio:
a sorridere dei miei successi, come dei miei sbagli.
Ti prego di conservarmi il gusto delle cose:
di farmi sopportare il chiasso naturale dei bambini,
l'evolversi di un mondo che gradualmente non sarà più mio.
Ti prego di farmi capire che, anche per me,
la vita ricomincia sempre nuova e diversa ogni giorno.
Tu che hai allietato la mia giovinezza, rendi forte e dignitosa questa mia età,
perché anch'io possa lasciare ai miei figli e ai figli dei miei figli,
un messaggio di fiducia e di pace.
Ti chiedo infine, con umiltà e speranza, di conservarmi quel posto,
che il Tuo Figlio Gesù è venuto a preparare per me nella tua casa,
in modo che possa godere la giovinezza eterna.
Amen.
Solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
la conversione, l'amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
e il Cielo non risponde al nostro grido,
e la terra rimbomba cava sotto i passi,
e la paura dell'abbandono rischia di farci disperare,
rimanici accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio:
per dirci parole d'amore!
E sentiremo i brividi della Pasqua.
Don Tonino
Mio prefazio a Pasqua
Io voglio sapere
se Cristo è mai stato creduto,
se l'evento è reale e presente,
se è venuto, e viene e verrà;
o sia appena un'invenzione
per un irreale giorno del Signore
di contro al cupo giorno dell'uomo.
Io voglio sapere
se veramente qualcuno crede
e come è possibile credere:
se almeno i fanciulli
- avanti ogni cultura -
vedono ancora la faccia del Padre.
Io voglio sapere
se l'uomo è una fiera
ancora alle soglie della foresta:
se la ragione è una rovina
se i fatti hanno una ragione
se la ragione è ancora utile.
Io voglio sapere
se ci sono ancora gli assoluti
o se io sono sacerdote
di colpevoli illusioni,
se è vero che saremo
finalmente liberi se saremo
ancora liberi se saremo mai liberi.
Io voglio sapere
se cantare è ancora possibile
se da ricchi canteremo ancora
se dipingere è ancora possibile
se la bellezza esisterà sempre,
se possibile sarà ancora contemplare.
Io voglio sapere
se la vita è solo meretricio
se il vostro vivere è appena una difesa
contro la vita degli altri:
se qualcuno, almeno qualcuno
crede che tutti gli uomini
sono una sola umanità.
Io voglio sapere
se l'uomo cresce
se c'è un altro avvenire
se la scienza non sia la morte
e la sua macchina non sia la nostra
bara di acciaio.
Io voglio sapere
se esiste una forza liberatrice:
se almeno la chiesa non sia
la tomba di Dio,
l'ultima sconfitta dell'uomo.
Io voglio sapere
se la pace è possibile
se giustizia è possibile
se l'idea è più forte della forza:
quest'uomo bianco,
il più feroce animale
sempre all'assalto
contro ogni altro uomo
o maledetta Europa.
Io voglio sapere
se Cristo ha ancora un senso
chi ha fede ancora in un futuro.
Io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto
se la chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto.
Perché allora è una potenza,
schiava come ogni potenza?
Perché non batter le strade
come una follia di sole,
a dire: Cristo è risorto, è risorto?
Perché non si libera dalla ragione
non rinuncia alle ricchezze
per questa sola ricchezza di gioia?
Perché non dà fuoco alle cattedrali,
non abbraccia ogni uomo sulla strada
chiunque egli sia,
per dirgli solo: è risorto!
E piangere insieme,
piangere di gioia?
Perché non fa solo questo
dire che tutto il resto è vano?
Ma dirlo con la vita con mani candide
occhi di fanciulli.
Come l'angelo dal sepolcro vuoto
con la veste bianca di neve nel sole,
a dire: «Non cercate tra i morti
colui che vive!».
Mia chiesa amata e infedele,
mia amarezza di ogni domenica,
chiesa che vorrei impazzita di gioia
perché è veramente risorto.
E noi grondare luce
perché vive di noi:
noi questa sola umanità bianca
a ogni festa
in questo mondo del nulla e della morte.
Amen
Non si vedono più le stelle
sulle nostre città,
il cielo è di fogna;
e dentro le vie, nel giorno,
solo urli di mercanti.
Terra di stranieri l'uno all'altro,
case senza figli e padri:
ognuno è nessuno
sempre più nessuno
pur nella impossibilità
di essere soli.
E non un angolo almeno,
una riva di fiume
ove amici
si ritrovino a cantare.
Ma quando più non saranno
queste capitali
e ci saranno se pur fra millenni
solo acquitrini...
La gioia quando la terra sarà
ancora dei poveri
e basterà così poco per vivere!
Allora torneranno
a fiorire alberi
allora torneremo ad essere
amici e canteremo.
Padre David Maria Turoldo