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La voce dei lettori

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Resurrezione: l'ultima parola sulla storia

Erminia S. - Palermo

Risuona ancora nelle nostre orecchie la frase: “restiamo umani” (ora diventata il titolo di un libro) più volte pronunciata da Vittorio Arrigoni, il cooperante barbaramente ucciso a soli 35 anni da un gruppo di terroristi la
scorsa settimana, perché le sue parole di pace volte al rispetto dei diritti nel territorio di Gaza, luogo in cui da anni operava, erano scomode per molti, e la forza nonviolenta del suo operare stava diventando più devastante di
qualsiasi arma. E sempre di qualche settimana fa è la triste notizia dei 250 dispersi e dei 20 morti nel mare di Lampedusa, molti dei quali bambini, proprio a pochi metri da casa nostra. Alla luce di questi eventi ci viene spontaneo pensare a quale responsabilità siamo chiamati come cristiani, seguaci di quel Cristo che parlava di amore e di perdono e che un giorno si ritrovò a dire: “ero forestiero e mi avete accolto!”.
Recentemente la Conferenza Episcopale Siciliana si è pronunciata con un documento ufficiale sui profughi e sulla Chiesa di Lampedusa ribadendo il fatto che “gli interventi impostati su logiche di ordine pubblico non valorizzano
adeguatamente le risorse del volontariato e delle istituzioni non profit e lo spirito di solidarietà delle nostre popolazioni”. In parole povere i cristiani e i cristiani di Sicilia non possono e non vogliono farsi ingannare da facili
scappatoie ideologiche o politiche, ma vogliono impegnarsi quotidianamente nell’attraversamento delle porte strette della volontà, della cooperazione e della solidarietà, a qualunque titolo, a qualsivoglia livello, con tutte le forze, con l’adeguata e seria progettualità che anche i poveri esigono. La nostra civiltà cristiana trae il senso di solidarietà individuale e comunitario dal dovere di amare Dio e il prossimo (si vedano i primi due comandamenti del Decalogo); ma anche dall’attuazione evangelica di tali comandamenti prioritari (si veda ad esempio la lavanda dei piedi), per cui le istituzioni private e pubbliche giustificano la sostanza del loro essere e del loro ufficio, servendo con efficienza e perfino trasparente amore, non venendo meno ai dieci comandamenti né cercando di dominare il popolo. Nessuno nasce con il diritto ad avere quello che ha; e se non ci apriamo alla condivisione e al servizio finiremo per essere fagocitati dal nostro benessere.
Con la Pasqua finalmente comprendiamo come la vittoria più grande della storia sia necessariamente passata attraverso la sconfitta più grande della storia. L’ Uomo-Dio che vince sulla morte ha dolorosamente attraversato la porta stretta della morte di Dio-Uomo. E come dire che l’ultima parola sulla storia: Resurrezione, saremo in grado di pronunciarla solo se avremo avuto la forza di “restare umani”.