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Il nostro Santuario: L'arte come preghiera

La copertina di questo numero della rivista presenta due raffigurazioni dell’Angelo che annuncia a Maria preso dalle nostre vetrate: il fondo in colore crema è un particolare del “cartone” disegnato dal Prof. Antonio Maria Nardi nel 1935; sovrapposto a colori lo stesso Angelo intero come si presenta sulla vetrata realizzata dalla ditta Pritoni di Bologna. Il “cartone” è l’autentico originale e documenta la forte ispirazione artistica del Nardi, la vetrata è necessariamente meno raffinata nel segno, ma più eloquente nel colore.

 

Tutti i Santi del Paradiso

Sul Bollettino Parrocchiale del 1935 il canonico e architetto Don Angelo Raule scriveva: «Forse non vi è un altro insieme di vetrate tanto complesso e grandioso: sono 134 aperture chiuse con vetrate. Una vasta agiografia iconografica: vi è tutto il Paradiso in questa chiesa, che si ispira agli stili medioevali e all’arte orientale. Le vetrate policrome sono un elemento che non poteva mancare, e vi portano quel compimento stilistico che deve essere il pregio primo di ogni opera d’arte. Quelle figure che hanno abbandonato le pareti, divenute queste più anguste, si sono raccolte nelle finestre, per le quali entra la luce, per essere esse stesse luce. Luce dello spirito: luce della mente e luce del cuore: Luce intellettual piena d’amore.»

 

Il trionfo dei colori

Antonio Maria Nardi ha composto i cartoni delle vetrate e la Vetreria Pritoni le ha eseguite, a gran fuoco, secondo la maniera classica della vetrata. Le figure, pure negli spazi angusti degli scomparti, non sono sacrificate nell’atteggiamento, e vi sono disposte con naturalezza nella prospettiva degli sfondi. Le legature di piombo sono state studiate in modo da conservare il carattere della vetrata. Grande importanza vi ha il colore, che brilla in tutta la sua festa, investito dalla luce, attenuata nei chiaroscuri.  Le caratteristiche che deve avere una vetrata sono: una sintetica e austera rappresentazione del vero, senza il predominio della parte pittorica; non deve essere pittura sul vetro, ma ottenuta con vetri nei diversi colori, spezzati, aiutati da ombrature, e uniti con listelli di piombo; le diverse tinte, non troppo sfumate, entro contorni forti e decisi, con colorazione naturale delle carni; non troppo sentiti il movimento e la drammaticità.

 

La fede di un artista

Il Nardi steso restò incantato dall’atmosfera che le 134 vetrate tutte insieme hanno creato nel nostro Tempio. Possediamo un suo scritto, molto significativo quanto inaspettato con cui ci comunica la grande fede che animava il suo spirito: « Io ho avuto il privilegio e la fortuna di fare le vetrate che in numero di trenta occupano tutta l’abside e sembrano un immenso polittico. Seguendo l’insegnamento della tradizione ogni più piccola parte è stata lavorata e cotta a gran fuoco, ho studiato anche le legature in piombo perché l’opera raggiungesse quel preciso carattere stabilito, ho usato le colorazioni più forti e brillanti, ma sempre varie, misteriose e terse. Credo che si possa avere l’impressione di guardare attraverso un gigantesco caleidoscopio ove si vedano le care figure dei Santi che sogniamo e preghiamo. Poiché le vetrate sono lunghissime e strettissime e poste quasi ad uguale distanza, l’insieme può parere un immenso organo ove in luogo dei suoni colpiscano l’anima accordi di toni d’orchestra di colori, inni di preghiere che gli atteggiamenti delle figure suggeriscano a nostro conforto.

Potrà la mia modesta opera contribuire a quel senso di elevazione di cui parlavo prima? La testimonianza e le buone parole di molti potrebbero farmelo credere, e io voglio sperarlo.

Se il profondo rispetto che ho per le case del Signore non mi è venuto meno in qualche istante, confido di aver conseguito, almeno in parte, quel risultato spirituale ed artistico che era nei voti. Io non posso davvero dire qualche cosa a questo proposito e d’altronde le mie parole non avrebbero nessuna importanza. Vorrò solo dire che le Chiese dovrebbero essere tutte una fioritura di gemme d’arte perché Gesù vi trovasse la Sua sede degna, e che è fonte di consolazione senza limiti, l’incontrare un sacerdote convinto di questo il quale voglia unire i suoi sogni e le sue fatiche a quelle degli artisti per deporre un omaggio d’arte ai piedi del Signore.»