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Il Santo del giorno

 

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6 Febbraio

Nome: PAOLO

S. PAOLO MIKI e compagni
Martiri (1556-1597)

 

Paolo Miki è il primo giapponese caduto martire per la fede cristiana. Egli appartenne allo stuolo, veramente imponente, dei primi convertiti giapponesi. San Francesco Saverio era stato in Giappone verso il 1550, e vi aveva gettato i primi semi dell’apostolato cristiano. Dopo di lui, l’opera venne proseguita dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù, tra le difficoltà dell’ambiente e della complicatissima lingua. Meno di trent’anni dopo, nel 1587, si contavano in Giappone più di duecentomila cristiani. Uno di questi era il giovane Paolo Miki, nato a Kioto nel 1556. Battezzato a cinque anni, Paolo Miki era entrato ventenne nel seminario dei gesuiti, ad Anzuciana, aggregandosi poi, al manipolo dei seguaci di Sant’Ignazio. Lui, giapponese di lingua e di cultura, divenne un ottimo conoscitore delle dottrine e delle usanze buddiste, e ciò gli permise di sostenere utilmente le discussioni con i dotti del luogo, ottenendo numerose conversioni. Fin dal 1590, i missionari cristiani furono circondati, in Giappone, da un clima di tolleranza e spesso di benevolenza. Ma improvvisamente, per diversi e complessi motivi, lo shogun (= capo) Taicosama decretò l’espulsione dai suoi stati dei missionari gesuiti. Gran parte dei religiosi restò, nascondendosi e proseguendo la loro opera di apostolato in modo semiclandestino. Ma l’arrivo di nuovi missionari e il loro troppo clamoroso proselitismo urtò Taicosama il quale, nel 1596, decretò l’arresto di tutti i missionari. Paolo Miki venne catturato ad Osaka, con due compagni. Trasferito in carcere a Meaco, vi trovò altri cristiani e missionari, ventisei in tutto: 6 francescani, 3 gesuiti giapponesi e 17 laici giapponesi, tra i quali due ragazzi di 11 e 13 anni. I persecutori tentarono di farli rinnegare, ma nessuno dei ventisei disertò. Il 5 febbraio 1597 vennero messi a morte su una collina presso Nagasaki, chiamata poi “la santa collina”. Paolo Miki, prima di morire, parlò un’ultima volta con eloquenza divinamente ispirata, perdonando i propri carnefici.

6 Febbraio

Nome: DOROTEA

S.ta DOROTEA
Vergine e Martire († 290)

 

Nelle raffigurazioni di Santa Dorotea, frequenti nel Medioevo, la Santa viene rappresentata con un mazzo fiorito nella mano. Santa Dorotea è la Santa dei fiori, e fa parte di quella fioritura di donne che, con la loro verginità e la loro grazia, profumarono il primo Cristianesimo. La leggenda si è incaricata di rendere il suo martirio quasi gradevole, con particolari pieni di poetica grazia. Santa Dorotea cadde martire sotto la terribile persecuzione di Diocleziano. Nata a Cesarea di Cappadocia, dove il Cristianesimo era entrato come seme di vera vita ed ora cresceva fra i triboli della persecuzione. Molti cristiani allora apostarono. Dorotea invece mantenne ferma la sua fede. Si rifiutò di bruciare incenso dinanzi alla statua di Diocleziano.
Venne perciò condannata. La tradizione racconta che ella respinse l’amore del governatore pagano Apricio affermando: “Cristo è il mio unico sposo, e la morte il mio desiderio”. Mentre veniva condotta sul luogo dell’esecuzione un giovane avvocato pagano, Teofilo, che la sentì invocare il nome di Gesù le chiese con scherno di mandarle dal giardino del paradiso alcune rose. “Se crederai con tutto il cuore a quel Dio per il quale io soffro questi tormenti – rispose la moritura – ti manderò ciò che mi chiedi”. Prima di essere abbandonata alle mani brutali dei giustizieri, ella consegnò infatti un cestello ad un bambino che si trovava tra la folla: “Portalo all’avvocato Teofilo – gli disse – e fagli sapere che Dorotea, la serva di Dio, gli invia i fiori del Paradiso”. Così mentre il capo di Dorotea cadeva sotto la spada anche Teofilo si preparò a seguirla. Il sangue verginale di Dorotea fu come una pioggia di fiori.

6 Febbraio

Nome: GASTONE

S. GASTONE
Vescovo († 540)

 

Uno degli avvenimenti più importanti della storia francese fu segnato dalla conversione del Re Clodoveo e dei suoi Franchi. San Gastone ebbe una parte non trascurabile nella conversione di quel sovrano, di cui fu il catechista. Il suo nome latino era Vedastus, in lingua franca Vaast, tradotto, non sapremmo dir come, in Gastone. Pare che fosse nato nel Limosino, da una nobile famiglia , ma da giovane passò nella Lorena, facendo vita ritirata e virtuosa. Il Vescovo di Toul lo volle tra il suo scarso clero e l’ordinò sacerdote. Intanto Clodoveo, vinti nel 496 gli Alemanni, si apprestava a sciogliere il suo voto, dirigendosi verso Reims, dove l’attendeva il Vescovo Remigio per il Battesimo.
Non volle giungere a quel passo digiuno di nozioni religiose e chiese al vescovo di Toul un catechista, che lo istruisse per via. Il Vescovo gli diede Gastone, come istitutore religioso. Quasi a conferma della sua missione, Iddio concesse al giovane sacerdote un miracolo, che doveva avere un doppio effetto: rese la vista a un povero cieco incontrato lungo la via, e così aprì gli occhi stupiti al Re, persuaso della santità del Cristianesimo. A Reims, si unì a San Remigio, dove Gastone si prodigò nell’istruzione dei fedeli e nell’assistenza dei poveri, tanto che San Remigio lo consacrò di lì a poco, Vescovo di Arras. Gastone si dedicò alla istruzione dei fedeli e vegliava per assistere i poveri, i malati, gli afflitti, attirandosi l’ammirazione di tutti. Rimase ad Arras come vescovo per 40 anni. Una notte freddissima di febbraio fu vista una nuvola luminosa sopra il palazzo vescovile. Era giunto il momento del commiato per il Vescovo Gastone. Al clero riunito attorno a lui raccomandò la fede, la speranza e specialmente la carità. Poi si addormentò nel Signore come un antico patriarca, il 6 febbraio del 540.