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Il Santo del giorno

 

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21 Maggio

Nome: COSTANTINO

S. COSTANTINO IL GRANDE
Imperatore (285-337)

 

Imperatore, figlio di Costanzo Cloro e di Sant’Elena, nacque verso il 285 in Serbia. Era pagano e visse alla corte di Diocleziano di cui sposò la figlia Fausta. Nel 312, dopo la battaglia sul ponte Milvio, si avvicinò al cristianesimo. Emanò l’Editto di Milano, concedendo ai cristiani libertà di culto. Pose fine alle persecuzioni e concesse ai cristiani di diffondere la loro fede. In seguito fece donazioni alla Chiesa e costruì molte chiese. Come imperatore e responsabile del benessere dei sudditi davanti a Dio, si assunse l’onere di intervenire in questioni teologiche. Presiedette il Concilio di Nicea e cercò di mediare le forze che si contrastavano all’interno della Chiesa. Si fece battezzare su letto di morte. La straordinaria personalità e la sua opera a favore del Cristianesimo, portarono i cristiani ad esaltare in tutti i modi la figura dell’imperatore Costantino, anche se fra i molti suoi meriti si potevano riconoscere non poche deficienze. Le lodi, a volte scopertamente adulatrici, l’interessato atteggiamento degli ariani e infine, un malcelato antagonismo tra la crescente importanza politico-religiosa della “nuova” Roma in contrasto con la vecchia capitale dell’impero, condussero gli orientali a cingere con l’aureola della santità la fronte del primo imperatore cristiano. La nascente rivalità tra l’Oriente e l’Occidente ecclesiastico a causa della controversia ariana del sec. IV, e tra Costantinopoli e Roma, condusse gli orientali a proclamare Costantino “uguale agli Apostoli”. Il culto di Costantino sviluppatosi, principal-mente negli ambienti ariani di Costantinopoli, si andò lentamente estendendo a tutto l’Oriente e se ne celebrò la festa come di un confessore. In Occidente, invece, pur riconoscendosi ed esaltandosi la figura e l’opera di Costantino, non si arrivò all’esagerato fanatismo degli orientali; ma in parecchi luoghi se ne introdusse il culto. Oggi, la figura di Costantino continua ad avere una certa risonanza nell’anima del popolo. In Grecia, infatti, nel giorno della sua festa, si esegue ancora una danza sulla brace accesa. In alcune regioni d’Italia, rimaste più a lungo sotto il dominio bizantino, come la Calabria e la Sardegna, si sono conservate più evidenti tracce dell’antico culto.

21 Maggio

Nome: SILVANO

S. SILVANO (SILAO, SILANO)
Vescovo († 1100)

 

E’ uno dei vari santi irlandesi venerati in Italia, il cui culto è vivo in Lucca, che ne possiede anche le sacre reliquie. Non è possibile precisare in quale parte d’Irlanda Silvano abbia avuto i natali da stirpe regia, al principio del sec. XI. Abbracciato lo stato ecclesiastico, fu dap-prima sacerdote secolare, quindi, entrò nel monastero di S. Brendano, imponendosi ben presto per virtù e santità all’attenzione dei suoi confratelli, che dopo la morte dell’abate, non esitarono ad eleggerlo come loro superiore. A più alte vette era tuttavia destinato Silvano. Ben presto venne chiamato, benché riluttante, al governo di un’importante sede episcopale irlandese, resasi nel frattempo vacante; ma, prima di accettare, egli volle sottoporre la sua elezione al giudizio della Sede Apostolica, per cui si recò a Roma per incontrarsi con Gregorio VII, il quale, non solo confermò l’elezione del neo-vescovo, ma volle consacrarlo egli medesimo. Per vari anni governò la sua diocesi da buon pastore, tra l’universale venerazione dei suoi sudditi, per la profondità del suo sapere, l’esempio di una vita irreprensibile e lo stupore di straordinari prodigi. Purtroppo, per le prepotenze di un signore locale, che pretendeva ingiustamente di estendere la sua giurisdizione anche sul clero, Silvano dovette correre nuovamente a Roma a chiedere aiuto e consiglio al Papa. Durante il viaggio, fece una sosta a Lucca, dove sapeva trovarsi sua sorella Ermengarda, andata sposa nel 1085 ad un nobile del posto, Soffredo, dal quale apprese però della di lei morte, avvenuta nel monastero di S. Giustina, in cui, consenziente il marito, aveva vestito l’abito religioso qualche anno prima di rendere l’anima a Dio.
Di ritorno da Roma Silvano cadde ammalato, per cui fu costretto a fermarsi nuovamente a Lucca dapprima presso il cognato Soffredo, poi nello stesso monastero di S. Giustina, dove santamente morì un 21 maggio intorno al 1100, trovando nello stesso monastero la sua sepoltura, che divenne subito meta di continui e devoti pellegrinaggi, tanta era stata la fama di santità da lui goduta. Decaduta col tempo la devozione verso il santo vescovo irlandese, si perdette a poco a poco anche ogni traccia del sepolcro di Silvano. Fu tuttavia ritrovato il 3 dicembre 1180, suscitando una nuova rifioritura del suo culto nella città di Lucca, che sollecitò dal Papa la canonizzazione di Silvano, accordata infatti da Lucio III, lucchese, nel 1183.
Quando, nel 1808, le monache di S. Giustina dovettero abbandonare il loro monastero, colpito dalle leggi napoleoniche di soppressione, i resti mortali di Silvano furono traslati nel monastero di S. Ponziano, nuova residenza di quelle religiose; ma, cacciate anche di là nel 1811, il corpo di Silvano venne portato nel palazzo dei marchesi Sardini, dove rimase sino al 12 maggio 1817, allorché fu trasportato nella chiesa di S. Maria Corte Orlandini, donde emigrò nuovamente il 12 maggio 1825, venendo solennemente traslato nella chiesa di S. Lorenzo ai Servi. Una quinta ed ultima traslazione dei sacri resti di S. Silvano avvenne ancora il 5 agosto 1915, quando furono deposti presso le Benedettine riformate della Zecca, dove tuttora si trovano.