Il saluto di don Roberto Dal Molin

Questo è l’editoriale di don Roberto Dal Molin, superiore dei salesiani nell’ispettoria lombardo-emiliana, pubblicato nel numero monografico di “Sacro Cuore – Vivere” dedicato alla presentazione della Famiglia Salesiana e di don Fabio Attard, nuovo Rettor Maggiore della Congregazione, appena eletto nel recente Capitolo Generale.

Carissima, Carissimo, non ti presento don Bosco, come un santo del passato, ma la sua incarnazione in un significativo gruppo di uomini e donne che oggi spendono generosamente la loro vita per dare un futuro ai vostri figli e figlie, a molti giovani, (con particolare attenzione a quelli che la società mette ai margini) per renderli protagonisti nell’arricchire la società di valori umani e cristiani.

I giovani, ragazzi e ragazze, sono la vera ricchezza dell’umanità. Non sono una terra rara da contendere perché hanno la caratteristica di essere presenti in tutte le Nazioni e di rinnovarsi di continuo per cui, spinto dalla passione per la loro educazione cristiana, don Bosco arrivato ai 50 anni aveva già mandato salesiani in vari Paesi Europei, a 60 anni ha avuto il coraggio di imbarcarli per l’America Latina. Oggi siamo presenti in 146 Paesi, lingue, culture e religioni diverse, con la stessa passione e con risultati sociali riconosciuti dai vari Governi.

Per questo ti presento la struttura e soprattutto i principi ispiratori della Famiglia Salesiana dove la Congregazione Salesiana e quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice costituiscono l’ossatura portante, ma i laici che cooperano, le famiglie che si fidano e ci appoggiano costituiscono una impareggiabile Unità Educativa. I gruppi riconosciuti che fanno parte della Famiglia Salesiana sono 32 e in continua crescita.

Ho la gioia di farti conoscere e apprezzare don Fabio Attard, il superiore che dai tempi di don Bosco chiamiamo Rettor Maggiore. È il Salesiano che il Signore ci ha aiutato a scegliere nell’aprile 2025 per guidare per almeno sei anni questa Unità Educativa. I 225 salesiani di tutto il mondo hanno voluto undicesimo successore di don Bosco un salesiano che conoscevano bene, nativo di Malta. Ti presentiamo anche alcuni dei lineamenti di fondo del nostro impegno educativo, ereditati da don Bosco, ma rinnovati di generazione in generazione, sempre al passo con i cambiamenti delle società e dei Paesi in cui svolgiamo il nostro servizio. In particolare la nostra Spiritualità che, associata al Sistema Preventivo nell’educare, permettevano a don Bosco di avere l’ambizione di donare alla società: “Onesti cittadini, perché buoni cristiani”.

Si rinnovano i giovani, si rinnovano i volti dei salesiani, ma rimane solida la motivazione che ci spinge e ci affascina: abbiamo consacrato la nostra vita a Cristo e siamo fiduciosi nell’aiuto continuo e indispensabile di Maria Ausiliatrice.

Davanti a situazioni particolarmente complicate, vogliamo essere fedeli a don Bosco che, con il linguaggio dell’epoca, diceva: «In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare». In tante parti del mondo, dal Myanmar all’Ucraina, dal Congo al Venezuela i salesiani sanno di essere per i giovani un “segno di speranza” radicato nella forza del Cristo Risorto.

È capitato anche a Ekene, che la polizia ha trovato alla stazione ferroviaria di Lione in Francia e che, delle lingue europee, sapeva solo due parole: “don Bosco”. I gendarmi messisi subito alla ricerca hanno scoperto che in città vi erano i “Salesiani di don Bosco”. Al direttore della casa si sono presentati con un entusiasta: “ve lo abbiamo riportato”. Ma don Pascal, che lo ha accolto, era la prima volta che lo vedeva! È bastato che ripetesse “don Bosco” per essere accolto e trovare qualcuno che lo aiutasse.

Essere segni di speranza per i giovani di oggi! Noi ci crediamo e scommettiamo mettendo in gioco la nostra vita.

Don Roberto Dal Molin, Ispettore ILE*

(*ILE è l’Ispettoria salesiana che comprende Lombardia, Emilia, Svizzera Ticino e San Marino)

Immagine di copertina: Don Roberto Dal Molin.

Torna in alto