Maternità di Maria a Betlemme

MARIA, MADRE DELLA CHIESA

Ogni donna, quando partorisce si ritrova madre.
Maria a Betlemme diventa la Madre di Gesù, il Figlio di Dio.

IL NATALE DI GESÙ E DI MARIA

A Betlemme Maria si trova tra le braccia Gesù, dopo averlo custodito in seno per nove mesi in un dialogo serrato con lui fatto di chissà quante domande. Come ogni madre, Maria avrà immaginato per lui uno splendido futuro, tanto più dopo le parole dell’angelo. Quel bambino venuto al mondo attraverso di lei, viene da Dio senza concorso di uomo. Maria riflette, conosce le scritture e pensa all’avverarsi della profezia di Isaia: «Una vergine concepirà e partorirà un figlio (Is 7,14).

Il Natale è senza dubbio la festa di Gesù, ma non possiamo dimenticare che questo è anche il Natale della Madre, di Maria, a cui Dio nella sua umanità si consegna. Gesù avrebbe potuto presentarsi alla comunità umana come un messia a sorpresa, già adulto, come il misterioso sacerdote del Dio altissimo Melchisedec, uomo «senza padre, senza madre, senza genealogia» (Eb 7,3). Invece il Figlio di Dio ha scelto di venire tra noi per le vie normali, entrando nella nostra umanità lasciando che la sua carne e il suo cuore venissero intessuti nel ventre di una giovane donna. Maria è stata scelta per occuparsi di lui nella sua nascita e lo sarà nell’intera sua vita, nella gioia e nella sofferenza.

LE SCELTE SORPRENDENTI DI DIO

Entrando nella nostra umanità Dio non sceglie le vie ufficiali, il tempio, il sacerdozio ebraico. Sceglie Betlemme, Nazaret, la Galilea, sceglie Maria, sceglie Giuseppe… Rileggiamo il Vangelo: la prima cosa che balza agli occhi è il contrasto tra la solennità del decreto di Augusto e la semplicità di questa coppia che approda in una città che non li accoglie, e che non mette la madre Maria nelle condizioni di dare alla luce il figlio con dignità e sicurezza. «Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto», scrive Luca. «Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo» (2,6-7). Betlemme è il primo gesto, la prima scelta del Figlio di Dio di mettersi con i piccoli, con quelli che non contano. Nel vero senso della parola, il Figlio di Dio si è fatto carne e ha voluto coinvolgere nelle sue scelte Maria e Giuseppe, per poter nascere tra i poveri, in una terra inospitale. Gesù finisce per nascere fuori città, nella più estrema povertà, probabilmente in un anfratto destinato agli animali, scaldato forse dal fiato dell’asino che li ha accompagnati nel viaggio a Betlemme. E non saranno i maestri della legge, quelli che conoscono le scritture e dicono a Erode che il messia deve nascere a Betlemme, ad accorrere per primi. Erode anzi cercherà di ucciderlo. Saranno invece i pastori, gli esclusi di quel tempo, a essere invitati per primi e a vedere con gioia Maria, Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia. Sono loro a comunicare al mondo la rivelazione ricevuta dall’alto, a parlare a tutti di ciò che hanno sentito dagli angeli, orgogliosi di far conoscere la dignità del bambino appena nato: «Non temete», dice loro l’angelo del Signore: «ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,13-14).

QUEL BAMBINO È IL FIGLIO DI DIO

«Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore», dice di Maria il Vangelo di Luca. Maria osserva tutto con occhi aperti e ascolta con le orecchie ben attente a ciò che dicono i pastori, mentre stringe al seno quel bimbo e comincia sin da subito a occuparsi di lui. Lo osserva con gioia e tenerezza e pensa: «Questo mio figlio è veramente mio, carne della mia carne». Basilio (+ 468), vescovo di Seleucia, nella sua celebre omelia sulla Madre di Dio, ha provato a darle voce, immaginando i suoi sentimenti davanti a quel figlio in fasce: «Quale nome adatto potrò trovare per te, o Figlio? Quello di uomo? Ma la tua concezione è divina! Quello di Dio? Ma assumesti carne umana! Che farò dunque per te? Ti nutrirò col latte o ti celebrerò con inni? Avrò cura di te come madre, o ti adorerò come serva? Quale prodigio ineffabile e sublime! Il cielo è tuo trono, e il mio grembo ti porta!».

Maria si è messa a disposizione di Dio con tutta se’ stessa ed ecco che le parole dell’angelo si avverano. Un figlio che viene da Dio, come ogni figlio; ma che, secondo le parole dell’angelo, è molto di più, è «il Figlio dell’Altissimo», «il figlio di Dio» (Lc 1,32-35). Questo Bambino, deposto in una mangiatoia, che non ha trovato ospitalità in città, trova però la più amorevole e profonda accoglienza nel cuore della giovane Madre, che l’angelo ha salutato «piena di grazia». Da questo momento Maria sarà l’unica nell’universo a poter dire, rivolta a Gesù, ciò che dice a lui il Padre celeste: «Tu sei mio figlio; io ti ho generato!» (cf Sal 2,7; Eb 1,5). Sant’Ignazio di Antiochia lo afferma con tutta semplicità, quasi senza accorgersi in che dimensione sta proiettando una creatura, e dice che Gesù è «da Dio e da Maria». Paradosso che esprimerà nei suoi versi anche Dante Alighieri quando dirà di Maria con un doppio ossimoro che è «vergine e madre», «madre e figlia» in un solo verso: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio!». La Lumen fidei riassume così la ricchezza della maternità di Maria nel Natale di Gesù: «Nel concepimento verginale di Maria abbiamo un segno chiaro della filiazione divina di Cristo. L’origine eterna di Cristo è nel Padre, Egli è il Figlio in senso totale e unico; per questo nasce nel tempo senza intervento di uomo» (59). E aggiunge che «la vera maternità di Maria ha assicurato per il Figlio di Dio una vera storia umana, una vera carne nella quale morirà sulla croce e risorgerà dai morti».

Don Umberto De Vanna, salesiano

Il Natale nella Liturgia Bizantina

Oggi ciascuna delle creature uscite da Te 
ti porta, o Signore, 
la sua testimonianza di gratitudine: 
gli angeli il loro canto, i cieli la stella, 
i magi i loro doni, 
i pastori la loro ammirazione, 
il deserto il presepio, 
e noi uomini una Madre Vergine

Immagine di copertina: illustrazione di Gerd Altmann da Pixabay

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