Share |

Articoli

torna all'elenco

MESSAGGIO DI PAOLO VI A TUTTI I SACERDOTI DELLA CHIESA CATTOLICA

Per questo oggi vi parliamo. Non è un'enciclica che vi rivolgiamo, non è un'istruzione, non è un atto dispositivo canonico; è una semplice effusione di cuore. "Os nostrum patet ad vos ... cor nostrum dilatatum est" (2 Cor 6,11). Questa ricorrenza centenaria della memoria degli Apostoli, che col messaggio evangelico e col proprio sangue hanno posto le basi di questa Chiesa romana, Ci obbliga ad aprirvi un istante il Nostro animo.
Testimonianza di amore che arriva sino alla Croce
1. Possiamo quindi mettere in evidenza alcune dimensioni proprie del sacerdozio cattolico. E dapprima, la dimensione sacra. Il Sacerdote è l'uomo di Dio, è il ministro del Signore; egli può compiere atti trascendenti l'efficacia naturale, perché agisce "in persona Christi"; passa attraverso di lui una virtù superiore, della quale egli, umile e glorioso, in dati momenti è fatto valido strumento; è veicolo dello Spirito Santo. Un rapporto unico, una delega, una fiducia divina intercorre fra lui ed il mondo divino.
2.Tuttavia questo dono il Sacerdote non lo riceve per sé, ma per gli altri: la dimensione sacra è tutta quanta ordinata alla dimensione apostolica, cioè alla missione e al ministero sacerdotale.
Lo sappiamo bene: il Sacerdote è uomo che vive non per sé, ma per gli altri. E' l'uomo della comunità. Il mondo ne ha bisogno. La Chiesa ne ha bisogno.
Il prete è di per sé il segno dell'amore di Cristo verso l'umanità, ed il testimonio della misura totale con cui la Chiesa cerca di realizzare quell'amore, che arriva fino alla croce.
Dimensione mistico-ascetica della perfetta unione con lo Spirito Santo
3. Dalla coscienza viva della sua vocazione, della sua consacrazione come strumento di Cristo per il servizio degli uomini, nasce nel Sacerdote la coscienza di un'altra dimensione, quella mistico-ascetica che qualifica la sua persona. Se ogni cristiano è tempio dello Spirito Santo, quale sarà la conversazione interiore dell'anima sacerdotale con l'inabitante Presenza, che lo trasfigura, lo tormenta, lo inebria?
Come ci lasciamo attrarre da questo intimo punto focale della nostra personalità.
Come possiamo sperare di dare alla nostra attività il suo massimo rendimento, se non sappiamo attingere dalla fonte interiore del colloquio con Dio le energie migliori, ch'Egli solo può dare? E dove trovare la ragione prima e la forza sufficiente del celibato ecclesiastico, se non nella esigenza e nella pienezza della carità diffusa nei nostri cuori consacrati all'unico amore e al totale servizio di Dio e del suo disegno di salvezza?
Dedizione alla Chiesa nella memoria degli Apostoli
4. Ma le strutture, si dice da alcuni, non sono oggi tali da realizzare effettivamente questa dedizione feconda ed esaltante. Qui è la quarta dimensione del sacerdozio: quella ecclesiale. Il Sacerdote non è un solitario, è membro di un corpo organizzato, la Chiesa universale, la diocesi, e, nel caso tipico, e diremmo superlativo, la sua parrocchia. Ed è tutta la Chiesa che deve adattarsi ai nuovi bisogni del mondo:
Dalla Basilica Vaticana, 30 giugno 1968.
PAULUS PP. VI