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Beati quelli che sono puri di cuore, essi vedranno Dio!

di don Ferdinando Colombo

Il vino di Cana

Beati quelli che sono puri di cuore, essi vedranno Dio!

 Preghiamo, dialogando le beatitudini.

 Dal Vangelo secondo Matteo (5, 1-16)

1 Vedendo che c'era tanta gente Gesù salì verso il monte. Si sedette, i suoi discepoli si avvicinarono a lui 2 ed egli cominciò a istruirli con queste parole:

3 Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio,           Dio darà loro il suo regno.

4 Beati quelli che sono nella tristezza:                      Dio li consolerà.

5 Beati quelli che non sono violenti:               Dio darà loro la terra promessa.

6 Beati quelli che desiderano ardentemente quello che Dio vuole:

                                                                                             Dio esaudirà i loro desideri.

7 Beati quelli che hanno compassione degli altri:Dio avrà compassione di loro

8 Beati quelli che sono puri di cuore:                       essi vedranno Dio.

9 Beati quelli che diffondono la pace:              Dio li accoglierà come suoi figli.

10 Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio:

                                                                                                 Dio darà loro il suo regno.

11 Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi perché avete creduto in me.

12 Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa: infatti, prima di voi, anche i profeti furono perseguitati.

 

Salmo 50

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro;  dammi uno spirito rinnovato e saldo.

 Salmo 24

3 Chi è degno di salire al monte del Signore? Chi entrerà nel suo santuario?

4 Chi ha cuore puro e mani innocenti; chi non serve la menzogna

e non giura per ingannare.

 Ezechiele cap. 36

24 «Vi radunerò da tutti i popoli e nazioni e vi ricondurrò nella vostra terra.

25 Verserò su di voi acqua pura e vi purificherò da ogni vostra sporcizia, dai vostri idoli.

26 Metterò dentro di voi un cuore nuovo e uno spirito nuovo, toglierò il vostro cuore ostinato, di pietra, e lo sostituirò con un cuore vero, ubbidiente.

27 Metterò dentro di voi il mio spirito e vi renderò capaci di ubbidire ai miei ordini, di osservare e di applicare le leggi che vi ho dato.

 Lettera ai Romani cap. 7

Ma io sono un essere debole, schiavo del peccato.

15 Difatti non riesco nemmeno a capire quel che faccio: non faccio quel che voglio, ma quel che odio.

17 Allora non sono più io che agisco, è invece il peccato che abita in me.

18 So infatti che in me, in quanto uomo peccatore, non abita il bene. In me c'è il desiderio del bene, ma non c'è la capacità di compierlo.

19 Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio.

20 Ora, se faccio quel che non voglio, non sono più io ad agire, ma il peccato che è in me.

21 Io scopro allora questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male.

22 Nel mio intimo io sono d'accordo con la legge di Dio,

23 ma vedo in me un'altra legge: quella che contrasta fortemente la legge che la mia mente approva, e che mi rende schiavo della legge del peccato che abita in me.

24-25 Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato.  Me infelice!

La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà?

 Rendo grazie a Dio che mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

(CAPITOLO 8)

1 Ora dunque non c'è più nessuna condanna per quelli che sono uniti a Cristo Gesù.

2 Perché la legge dello Spirito, che dà la vita per mezzo di Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

3 Per togliere il peccato, Dio ha mandato suo Figlio in una condizione simile alla nostra di uomini peccatori, e ha condannato il peccato. In questo modo Dio ha compiuto quel che la legge di Mosè non poteva ottenere, a causa della debolezza umana;

4 e noi ora possiamo adempiere quel che la legge comanda, e lo possiamo perché non viviamo più nella nostra debolezza, ma siamo fortificati dallo Spirito.

5 Quanti si lasciano guidare dallo Spirito si preoccupano di quel che vuole lo Spirito. Quanti si lasciano guidare dalla propria debolezza cercano di soddisfare il loro egoismo.

6 Seguire l'egoismo conduce alla morte, seguire lo Spirito conduce alla vita e alla pace.

             Preghiamo con le Parole di Gesù

 Matteo 11

 «Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra.  Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli.  Sì, Padre, così tu hai voluto».
«Venite con me, tutti voi che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare».

Risp. «Credo, Signore, sostieni la mia fede».

 «Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me».

Risp. «Parla Signore, il tuo servo ti ascolta».

 «Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace,  perché quel che vi domando è per il vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero».

Risp. «Da chi andrò, Signore? Tu solo hai parole che danno la vita eterna»

 Domande Finali

 A)    In rapporto a me stesso

  1. Con quale sistematicità  mi esamino sulle motivazioni ultime dei miei comportamenti e giudizi?
  2. Quali "maschere"comportamentali metto in atto per non far trasparire la mia reale situazione interiore e le mie vere idolatrie?

 B)    In rapporto al prossimo

  1. Su quali criteri baso il giudizio di valore che esprimo o penso sulle altre persone?
  2. Il mio modo di agire esprime e testimonia che non faccio preferenze di persone e non mi ritengo superiore?

 C)    Nei miei rapporti con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo

  1. Quali idoli hanno ancora il primo posto nel mio cuore o comunque convivono con la mia spiritualità cristiana?
  2. Ho coscienza della mia radicale povertà spirituale e incapacità strutturale ad amare e, per questo, mi affido totalmente alla forza della Grazia di Cristo?

 Citazioni e contributi

1. Questa possiamo chiamarla "beatitudine della trasparenza". Si potrebbe anche tradurre: beati i limpidi nel loro cuore perché essi entreranno nell'intimità con Dio. E ancora: "Beati quelli che sono sinceri nel cuore, perché saranno sempre in presenza di Dio". Oppure: "Beati i semplici di cuore perché saranno in comunione con Dio". (Suor Maria Pia)

2. Il "cuore puro", l'"io personale puro" devono allora corrispondere alla parola di Dio: il cuore è puro quando è conforme alla volontà di Dio. La relazione personale è pura quando è accogliente nei confronti di Dio, quando non è chiusa. Il cuore è puro quando è libero da tendenze e da impulsi contrari a Dio, quando è interamente dedicato a lui, è pienamente conforme alla sua volontà: cuore puro significa cuore totalmente di Dio, conforme a lui. (Claudio Doglio)

3. L'ipocrisia è il peccato denunciato con più forza da Dio lungo tutta la Bibbia e il motivo di ciò è chiaro. Con essa l'uomo declassa Dio, lo mette al secondo posto, collocando al primo posto le creature, il pubblico. "L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1 Sam 16, 7): coltivare l'apparenza più che il cuore, significa dare più importanza all'uomo che a Dio.
L'ipocrisia è dunque essenzialmente mancanza di fede; ma è anche mancanza di carità verso il prossimo, nel senso che tende a ridurre le persone ad ammiratori. Non riconosce loro una dignità propria, ma li vede solo in funzione della propria immagine. (Raniero Cantalamessa OFM)

 4. L'uomo -ha scritto Pascal - ha due vite: una è la vita vera, l'altra quella immaginaria che vive nell'opinione, sua o della gente. Noi lavoriamo senza posa ad abbellire e conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello vero. Se possediamo qualche virtù o merito, ci diamo premura di farlo sapere, in un modo o in un altro, per arricchire di tale virtù o merito il nostro essere immaginario, disposti perfino a farne a meno noi, per aggiungere qualcosa a lui, fino a consentire, talvolta, a essere vigliacchi, pur di sembrare valorosi e a dare anche la vita, purché la gente ne parli  . Cf. B. Pascal, Pensieri, 147 Br.
La tendenza messa in luce da Pascal è accresciuta enormemente nella cultura attuale dominata dai mass-media, film, televisione e mondo dello spettacolo in genere. Cartesio ha detto: "Cogito ergo sum", penso dunque sono; ma oggi si tende a sostituirlo con "appaio, dunque sono".

5. All'origine il termine ipocrisia era riservato all'arte teatrale. Significava semplicemente recitare, rappresentare sulla scena. Sant'Agostino lo ricorda nel suo commento alla beatitudine dei puri di cuori. "Gli ipocriti -scrive - sono operatori di finzioni sul tipo dei presentatori dell'altrui personalità nelle rappresentazioni teatrali" .
L'origine del termine ci mette sulle tracce per scoprire la natura dell'ipocrisia. Essa è fare della vita un teatro in cui si recita per un pubblico; è indossare una maschera, cessare di essere persona e diventare personaggio. Ho letto da qualche parte questa caratterizzazione delle due cose: "Il personaggio non è altro che la corruzione della persona. La persona è un volto, il personaggio una maschera. La persona è nudità radicale, il personaggio è tutto abbigliamento. La persona ama l'autenticità e l'essenzialità, il personaggio vive di finzione e di artifici. La persona ubbidisce alle proprie convinzioni, il personaggio ubbidisce a un copione. La persona è, umile e leggera, il personaggio è pesante ed ingombrante".

 6. Kierkegaard ha messo in luce l'alienazione che risulta dal vivere di pura esteriorità, sempre e solo al cospetto degli uomini, e mai soli al cospetto di Dio e del proprio io. Un mandriano -osserva - può essere un 'io' di fronte alle sue vacche, se vivendo sempre con loro non ha che quelle con cui commisurarsi. Un re può essere un io di fronte ai sudditi e si sentirà un 'io' importante. Il bambino si coglie come un 'io' in rapporto ai genitori, un cittadino di fronte allo Stato...Ma sarà sempre un ‘io' imperfetto, perché manca la misura. "Che realtà infinita acquista invece il mio 'io', quando prende coscienza di esistere davanti a Dio, diventando un 'io' umano la cui misura è Dio...Che accento infinito cade sull' 'io' nel momento in cui ottiene come misura Dio!"
Sarebbe un contributo prezioso per la società e per la comunità cristiana se la beatitudine dei puri di cuori ci aiutasse a mantenere desta in noi la nostalgia di un mondo pulito, vero, sincero, senza ipocrisia, né religiosa né laica; un mondo in cui le azioni corrispondono alle parole, le parole ai pensieri e i pensieri dell'uomo a quelli di Dio. Questo non avverrà pienamente che nella Gerusalemme celeste, la città tutta di cristallo, ma dobbiamo almeno tendere ad esso.

7. Alberto Maggi dice:  "Puro di cuore": il cuore, nel mondo ebraico, non è la sede degli affetti, è la coscienza. Gesù dice: "le persone limpide, le persone trasparenti, le persone cristalline" - e uno è limpido, cristallino, trasparente quando ha rinunciato all'ambizione di apparire e si preoccupa soltanto di seguire gli altri -, "queste persone sono talmente trasparenti e libere che vedranno Dio". Non nell'aldilà - nell'aldilà lo vedranno tutti -, ma qui! Nella loro esistenza terrena, faranno un'esperienza costante e profonda della presenza di Dio.
Mentre gli altri non vedono perché sono occupati da troppe cose, le persone limpide e trasparenti si accorgono di una presenza di Dio continua, costante e vivificante: un Dio che si mette al servizio dei suoi, un Dio che tutto trasforma in bene. Per fare questa esperienza però bisogna essere persone trasparenti, persone cristalline: chi è trasparente con gli altri è trasparente anche con Dio, quindi percepisce Dio nella sua esistenza. Ecco perché non c'è nostalgia di chissà quale paradiso lontano.


8. Una scrittrice di favole ha scritto una favola intitolata Il paese di vetro. Parla di una fanciulla che finisce, per magia, in un paese tutto di vetro: case di vetro, uccelli di vetro, alberi di vetro, persone che si muovono come graziose statuine di vetro. Eppure nulla è andato mai in frantumi perché tutti hanno imparato a muoversi in esso con delicatezza per non farsi del male. Le persone, incontrandosi, rispondono alle domande prima che esse siano formulate perché anche i pensieri sono diventati aperti e trasparenti; nessuno cerca più di mentire, sapendo che tutti possono leggere quello che si ha in mente (Lauretta, Il bosco dei lillà, Ancora, Milano, 2° ed. 1994, pp. 90 ss.).
Vengono i brividi solo a pensare cosa succederebbe se questo avvenisse già ora, tra di noi; ma è salutare almeno proporcelo come ideale. È il cammino che porta alla beatitudine che abbiamo cercato di commentare: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio".

 CONCLUSIONE:

Beati i puri di cuore. I puri di cuore sono i semplici, che non pensano in un modo e agiscono in un altro. Più profondamente, i puri di cuore sono coloro che si danno senza riserve, hanno bruciato tutti gli idoli. E chi ha il cuore puro, semplice, ha anche, l'occhio luminoso: non vede il male dappertutto, non sospetta di tutto.