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Il Santo del giorno

 

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26 Gennaio

Nome: TITO, TIMOTEO

TIMOTEO († 97) e TITO († 100)
Vescovi e Santi

 

Entrambi sono discepoli dell’Apostolo S. Paolo.
Timoteo, nato a Listri, fu educato nell’amore delle Sacre Scritture dalla nonna Loide e dalla madre Eunice, di religione ebraica: quando nella sua città natale incontrò l’Apostolo Paolo, (45 d.C) fu tra i primi a convertirsi a Cristo. Paolo lo volle compagno di apostolato nei suoi viaggi missionari; fu con lui a Filippi, a Tessalonica, ad Atene, Corinto e Roma, durante la prima prigionia dell’Apostolo. Paolo gli scrisse due lettere: la prima, Timoteo la ricevette a Efeso, dove era stato inviato a organizzare la comunità cristiana nascente, della quale diventò Vescovo. A Roma, fu testimone del martirio del suo maestro. Ritornato in Efeso, vi morì – pare martire – intorno al 97, amato e venerato dai suoi cristiani.
Tito, invece era greco, di famiglia interamente pagana, originario della Siria. Fu battezzato dallo stesso Paolo. Accompagnò l’Apostolo e Barnaba a Gerusalemme in occasione della controversia di Antiochia: i pagani potevano essere battezzati subito, senza dover ricevere la circoncisione. Paolo si oppose al passaggio attraverso l’ebraismo per sottolineare il fatto che il Cristianesimo è la religione definitiva e universale. Durante il terzo viaggio di Paolo, Tito partì da Efeso per Corinto, per portare una lettera dell’Apostolo che cercava di ristabilire l’armonia in quella comunità. In un’altra successiva missione di fiducia, Tito organizzò a Corinto la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme. Alcuni anni dopo, Paolo, lasciò Tito come Vescovo a Creta. Paolo gli scrive una lettera e gli ordinò di raggiunger-lo a Nicopoli. In seguito, Tito raggiunge Paolo a Roma e di qui passò in Dalmazia. Fu un vero collaboratore del grande Apostolo e, insieme a Timoteo, uno dei primi Vescovi della Chiesa del primo secolo. Ritornato a Creta, Tito morì in tardissima età, attorno al 100 d.C.

26 Gennaio

Nome: ALBERICO

S.ALBERICO
Abate cistercense (†1109)

 

Non abbiamo notizie intorno alla sua nascita e ai suoi primi anni. Ancor giovane si pose sotto il governo di Roberto di Molesme, che era allora superiore di un gruppo di solitari a Colane. Non prestandosi però il luogo allo sviluppo di una comunità, nel 1075 Roberto, Alberico e gli altri si ritirarono a Molesme, nella diocesi di Langres (Francia), dove fondarono un monastero, di cui Roberto fu Abate e Alberico Priore. Ben presto il fervore degli inizi, per colpa dei lasciti e delle donazioni, si trasformò in indisciplina e ribellione, al punto che l’abate, non riuscendo a riportare l’ordine, si allontanò e poco dopo anche Alberico. Ma le cose non tardarono a comporsi. I monaci, pentiti, riebbero Roberto come Abate, Alberico come Priore e l’osservanza rifiorì.
Nondimeno desiderosi di maggior solitudine, formularono ed attuarono il progetto di ritirarsi a Cîteaux per fondarvi un nuovo ordine. L’abbandono di Molesme avvenne nel 1098. Li seguirono altri ventuno monaci. L’inizio fu assai penoso, perché occorreva disboscare il terreno per avere terra da seminare e così provvedere al sostentamento della nuova famiglia monastica. Prevedendo la tempesta che si sarebbe scatenata contro il nuovo monastero da parte dei monasteri rilassati, Alberico, succeduto a Roberto, chiese al Papa Pasquale II la protezione apostolica e l’esenzione dall’autorità vescovile e da ogni ingerenza laica, privilegi che il papa accordò con una bolla del 15 ottobre 1100. Devotissimo alla Madonna, la elesse a Patrona del suo monastero, consacrandolo a Lei. Maria gli apparve più volte, assicurandolo del grande incremento che avrebbe avuto il suo istituto e della Sua assistenza e protezione. In seguito ad una visione, cambiò l'abito dei suoi religiosi da nero in bianco. La devozione alla Madonna di cui i Cistercensi si fecero promotori, ebbe inizio nell’Ordine proprio da S. Alberico. Chiuse la sua vita il 26 gennaio 1108 con una santa morte. Vecchio e macerato dalle penitenze, dal lavoro e dalle lunghe preghiere notturne, che aggiungeva all’Opus Dei.

26 Gennaio

Nome: PAOLA

S.ta PAOLA di ROMA (347-404)

 

“Paola romana”: è un’indicazione geografica che sembra un segno di distinzione, quasi un grado nobiliare nella santità. In realtà, Paola era nobile anche per stirpe: forse era discendente dalle famiglie degli Scipioni e dei Gracchi. Visse a Roma quando i gloriosi tempi della Repubblica erano ormai tramontati; l’Impero Romano era minacciato sempre più dai barbari che premevano ai suoi confini. Erano cessate le persecuzioni del Cristianesimo. Ma c’era il pericolo che a Roma diventasse un fat-to mondano più che spirituale. A questo pericolo si opposero con il loro esempio alcune donne nobili di stirpe e di anima, tra le quali ci fu la Paola. Moglie del patrizio Tossozio, madre di cinque figli, essa capì presto che la sua vita signorile, anche se retta, non poteva dirsi esemplare. Rimasta vedova, condusse una vita strettamente ascetica, votandosi alla preghiera, alla meditazione e alla carità. Dietro l’esempio e i consigli di San Girolamo, maestro di Sacre Scritture e traduttore della Bibbia, il palazzo di Paola divenne il centro di una piccola comunità di donne devote: fu così il primo monastero femminile sorto a Roma, anche se non seguiva una precisa Regola monastica. San Girolamo ne era il sapiente direttore spirituale, ma l’irruenza del grande dalmata, e diciamo pure il suo non facile carattere, gli attirarono molte avversioni negli ambienti di Roma. La sua vicinanza a quel gruppo di nobili matrone si prestava a facili malignità. S. Girolamo tagliò corto a ogni insinuazione, lasciando Roma e tornando in Palestina, dove visse e lavorò in solitudine. Più tardi lo seguì anche il gruppetto delle devote donne romane, guidate da Paola. Dopo aver percorso vari luoghi dell’Oriente cristiano, si fermarono a Betlemme, dove Paola fondò un ospizio per i pellegrini, un cenobio per San Girolamo e i suoi compagni, e un monastero per le donne. A Betlemme visse vent’anni, in mezzo alle opere e alle preghiere, e anche alle tribolazioni, causate dalla perdita di quattro figlie. Paola morì nel 404, dopo una lunga malattia, e venne sepolta presso la grotta della Natività.