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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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9 Marzo

Nome: CATERINA

S.ta CATERINA da BOLOGNA
Vergine (1413-1463)

 

Le varie Sante Caterina sono quasi tutte definite dal nome di una città: Caterina di Alessandria, Caterina da Siena, Caterina da Genova, Caterina da Prato. Caterina de’ Vigri, bolognese, visse alcuni anni alla corte di Ferrara, dove acquistò grande cultura. Nata nella città delle Torri nel 1413. Leggeva e scriveva in latino, con una eleganza da far invidia al più compiaciuto degli Umanisti. Ma invece di insuperbire per la propria cultura, Caterina a tredici anni volse la propria anima a Dio, combattendo le tentazioni e le ambizioni con quelle che chiamò, in un suo trattato, “le sette armi spirituali”. Con un gruppo di altre giovani entrò in un convento, dove venne scelta la più rigida regola delle Clarisse francescane. Tutta immersa nella vita di contemplazione, Caterina ebbe visioni ed estasi. Annunziò la caduta dell’Impero d’Oriente, avvenuta nel 1453, con la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi. Non disdegnava gli uffici più umili. Fu così la fornaia del convento, impastando e cuocendo il pane, ogni giorno, per tutte le consorelle. Quindi passò alla portineria, dove le sue preghiere venivano continuamente interrotte dalle chiamate, senza che ella ne fosse turbata né irritata.
Nel 1456 fondò un monastero di clarisse a Bologna dove effuse la sua carità: vi è chiamata usualmente “la Santa”. Ricca di doti artistiche, fu tipicamente una donna dell’umanesimo, attratta da ogni forma del bello: coltivò la poesia, la musica, la pittura in cui lasciò bellissime Madonne; scrisse in italiano e in latino. Caterina insegna a non trascurare l’arte, quasi fosse estranea alla fede, mentre può contribuire grandemente ed esprimerne la ricchezza. Ma l’arte di cui sommamente gioiva Caterina era quella di darsi agli altri, di aiutare chiunque avesse bisogno. Nel 1463, a cinquant’anni precisi, ebbe il preavviso della propria morte Indirizzò alle sue Clarisse l’ultima esortazione e spirò, mentre il volto le diventava luminoso e bellissimo.

9 Marzo

Nome: EZIO

S.EZIO
Martire († 177)

 

Sant’Ezio è uno dei quaranta santi martiri di Sebaste. Sebbene le fonti letterarie riguardanti i quaranta martiri siano antiche ed abbondanti, tuttavia la loro storia non è del tutto esente da incertezza.
Dice la storia che durante la persecuzione di Licinio, quaranta soldati provenienti da diversi luoghi ma appartenenti tutti alla XII Legione fulminata, di stanza a Melitene, furono arrestati e posti nell’alternativa di apostatare o subire la morte. Tutti però concordemente rimasero fedeli e perciò furono condannati alla crudele pena di essere esposti nudi ai rigori del freddo invernale e morire così per assideramento. Mentre erano in carcere in attesa dell’esecuzione della condanna scrissero per mezzo di uno di loro, le ultime volontà (Testamento) con le quali chiedevano che i loro corpi fossero sepolti tutti insieme a Sareim villaggio identificato con l’odierna Kyrklar, in Asia Minore e che significa appunto Quaranta.
Pregavano i fedeli di non disperdere le loro reliquie per motivi di pietà; uno di loro, il giovane servo Eunoico, se fosse stato risparmiato dal supplizio, acquistasse la libertà e doveva essere deputato alla custodia del loro sepolcro. Il martirio ebbe luogo il 9 marzo nella città di Sebaste nella piccola Armenia, dove era stato anche preparato un bagno caldo nel caso che qualcuno dei confessori tornasse sulla sua decisione. Durante l’esecuzione uno dei condannati venne meno e chiese di passare nel bagno, ma il forte divario della temperatura gli causò morte istantanea; il suo posto però fu subito preso dal custode, il quale, spinto da una visione, si spogliò delle vesti e gridando che era cristiano si unì al gruppo dei martiri completando così l’originario numero di quaranta. Il loro culto è antichissimo e sia dai Greci che dai latini sono venerati il 9 marzo.

9 Marzo

Nome: FRANCESCA

S.ta FRANCESCA ROMANA
Vedova (1384-1440)

 

Dalla nobile famiglia da cui nacque a Roma, Francesca Bussa ebbe cultura e una raffinata educazione. Fin da bambina, desiderò ardentemente consacrarsi al Signore, ma i suoi l’obbligarono a sposare Lorenzo de Ponziani, figlio di un’altra nobilissima famiglia dell’Urbe. Francesca si stabilì con il marito in Trastevere e diventò madre di tre figli: ottima moglie e affettuosissima madre, secondo la sua ricchissima umanità, alla luce della Legge di Dio. Roma era travagliata da lotte e contrasti, anche sanguinosi e da povertà. La Chiesa viveva un triste momento con lo “scisma d’occidente”. Francesca, con la sua fede e carità incrollabile, non solo si prese cura della sua famiglia, ma di tutti coloro che erano nel bisogno. Diede parte del suo ricco patrimonio ai poveri e agli ammalati, e per amore a Gesù appassionatamente amato, Francesca si fece “mendicante” per le strade, trasformandosi nella “poverella di Trastevere”. Per la forza della carità, diventò punto autorevole di riferimento per tutta la città. In seguito fu chiamata “romana” per eccellenza. Tra i malati di cui si prese cura, fu il suo stesso marito, inchiodato per sempre a letto da una grave ferita, ricevuta durante una sommossa. Fu privata anche dei due figli e l’unico rimastole, fu preso come ostaggio. Non si scoraggiò… Anzi diede vita alle “Oblate Olivetane di S. Maria Nuova” (Le Oblate di Tor de’ Specchi), per compiere meglio la sua opera di evangelizzazione e di carità.
Morto il marito nel 1436, Francesca entrò tra le sue Oblate, nella casa ai piedi del Campidoglio, spendendosi più di prima al servizio dei poveri. Davvero modello di sposa, madre, vedova e religiosa. Lieta per la conclusione dello scisma d’Occidente ad opera dei Pontefici Martino V e Eugenio IV, Francesca Romana morì a Roma nel 1440. Nel 1608, Papa Paolo V la iscrisse tra i santi.